Recensione:
Il treno dei bambini – Viola Ardone

il treno dei bambini
Einaudi
200 pagine

È una pagina di storia italiana che poche persone conoscono e che grazie a Il treno dei bambini di Viola Ardone è tornata alla luce: nel dopoguerra migliaia di bambini meridionali lasciavano le proprie case per qualche mese per trasferirsi da alcune famiglie del nord Italia.

L’intento del partito comunista era quello di strappare i piccoli dalla miseria dopo l’ultimo conflitto armato. Il racconto è a tratti straziante, soprattutto quando si avverte il dolore di un bambino che non comprende appieno la situazione, il perché deve abbandonare la propria mamma e il proprio papà, e quando, al ritorno, non riesce a riadattarsi poiché gli viene chiesto indirettamente di dimenticare che, dall’altra parte dell’Italia, la sua vita era completamente diversa, più agiata.

Una iniziativa lodevole che però ha probabilmente causato qualche problema e lasciato qualche strascico e qualche ferita aperta.

È un libro bello, ma secondo me ha un difetto: c’è uno strappo troppo netto fra la prima e la seconda parte. C’è un vuoto che non viene riempito. Peccato.

Voto: 7+


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